Asociación para el estudio de temas grupales, psicosociales e institucionales

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Il gruppo operativo e la prevenzione: dispositivi gruppali nell´area materno-infantile. L Ciampalini


Il Gruppo operativo e la prevenzione. Dispositivi gruppali impiegati nell’area materno-infantile (L’esperienza  della AULSS 14 di Chioggia) 

Lorella Ciampalini

 

     Con questa comunicazione, vorrei descrivere l’esperienza  svolta all’interno  del Servizio Sanitario Pubblico , l’Azienda Socio Sanitaria Locale, appunto, relativamente  all’Area Materno Infantile in merito ad attività di prevenzione.
L’ Area Materno Infantile eroga attività di Consultorio Familiare, di Neuropsichiatria Infantile e di Integrazione Scolastica in ambito territoriale cioè extraospedaliero.
Rende pienamente il senso della complessità della Prevenzione ciò che Bauleo  definisce in  “Psicoanalisi e gruppalità”  e cioè come la necessità di lavorare  ed elaborare le problematiche che si pongono in merito alla qualità  della vita.
Per poter lavorare su questo è fondamentale l’operatività all’interno dei servizi pubblici, accettare di lavorare  sul crinale tra la scientificità e la politica, tenere legami con diverse discipline e mantenere viva la propria autoanalisi delle motivazioni a lavorare su questo.
Per le problematiche che afferiscono all’Area il lavoro con la famiglia e con le dinamiche familiari è centrale ed emerge, nella pratica e nella fenomenologia delle difficoltà o delle patologie, come la difficoltà di differenziazione ne sia alla base.
  D’altra parte la famiglia è il gruppo, l’istituzione che umanizza, che genera l’umano, che costruisce le condizioni  per lo spazio psichico e per la produzione di simboli, di pensiero.
La famiglia è un insieme di persone che si riconoscono reciprocamente come appartenenti ad un gruppo familiare, dove sono presenti ruoli e funzioni differenti, diverse identità sessuali, diverse generazioni.Oltre ad un processo di di accettazione reciproca dei  componenti della famiglia che costituisce una sorta di socializzazione interna, la famiglia è inserita nel contesto sociale e armonizza più o meno le proprie esperienze  ai valori di riferimento del gruppo sociale in cui è inserita.
Secondo Kaes gli oggetti psichici inconsci del gruppo familiare possono essere trasformabile o non trasformabili; gli oggetti trasformabili formano parte della trasmissione psichica ai discendenti, quelli non trasformabili rimangono in elaborati, incistati ed attaccano l’apparato psichico .
 Occuparsi di salute psichica essenzialmente, sapendola collegata con la tutela della salute fisica, è occuparsi delle relazioni,  delle autonomie, delle condizioni di vita in particolari momenti dell’esistenza e del carico affettivo collegato.
In alcuni momenti particolari e con particolari attività risulta di grandissimo aiuto, per favorire il processo di sviluppo, di crescita, di cambiamento e di differenziazione , lavorare con gruppi e con istituzioni.
Alcuni momenti evolutivi più di altri , intercettano la possibilità di lavoro all’interno dell’Area Materno Infantile.
Occorre tuttavia uscire dalla rigidità dell’organizzazione dei Servizi, regalati da mandati istituzionali più o meno precisi, per poter accedere ad una lettura  della complessità e della sfaccettatura della problematica che può emergere solo dal trasversale, dall’interistituzionale, dall’interdisciplinare.
In questo senso la lettura dei datim, la convocazione di più servizi e più istituzioni ha reso possibile un gruppo di operatori che progettasse cioè che collegasse l’esperienza clinica alla lettura psicosociale, il longitudinale con il trasversale, l’individuale con il gruppale.
Per approfondire la portata e la particolarità del lavoro  è illuminante l’analisi della trasmissione tra generazioni , e del funzionamento delle istituzioni che fanno KAES, , ROUSSILLON, TISSERON e BLEGER .in
“Lo psichismo alla prova delle generazioni”,” La trasmissione della vita psichica tra generazioni”,e “L’istituzione e le istituzioni “.
Quali sono i momenti delle trasmissioni di significato all’interno della famiglia, cioè le trasmissioni  di storia che genera spazio psichico e che determina la qualità della vita?
 Citando  gli autori si possono descrivere così:
1) le prime influenze dell’ambiente naturale  sulla vita psichica cominciano nella vita fetale.
2) Durante i rapporti precoci del bambino con il suo primo ambiente naturale.Ogni bambino è posto a confronto con significati che sfuggono al suo controllo. L’esempio proposto è l’abbraccio durante l’allattamento fatto di modalità, di tensioni muscolari, di distanze che sono regolate da codici inconsci per la madre, ma che costituiscono la trasmissione di modelli per la costituzione di personalità; la madre  trasmette anche un inconoscibile che sosterrà una ininterrotta ricerca di senso.La nascita del senso avviene nell’intreccio tra biologico e storico, che per il bambino è la storia delle persone a lui vicine.La storia materna viene riattivata dai primi scambi con il bambino insieme alla sua storia transgenerazionale che costituiranno i primi punti di riferimento per la costruzione del mondo interno del bambino stesso.
3) Il costituirsi delle identificazioni con entrambi i genitori o con altri componenti il nucleo familiare, al momento del suo accesso al linguaggio.Queste identificazioni sono molto forti tra il terzo ed il quinto anno , periodo in cui il bambino tende ad introiettare le aspettative ed i desideri consci ed inconsci dei genitori.
4) I momenti delle nascite e delle morti, per gli sconvolgimenti sociali che provocano possono permettere delle aperture tali da poter integrare avvenimenti tenuti lontani dalla vita psichica familiare fino a quel momento.
5) Aspetti di novità che disturbano la relazione con l’ambiente familiare.Qualsiasi esperienza nuova che sia di una persona, di una famiglia, di un paese, di una nazione, di una cultura, costringe ad un nuovo lavoro di introiezione.La mancanza di introiezione impedisce l’integrazione dell’esperienza e obbliga i discendenti, anche per più generazioni a simbolizzare in maniera imperfetta.

 Occorre accompagnare questi processi tenendo presente che tali necessarie trasmissioni avvengono solo all’interno delle  relazioni significative.
Il problema di come riuscire a lavorare per la prevenzione o meglio per la salute dall’interno di una istituzione, quella sanitaria (prevenzione, cura e riabilitazione), KAES, con una certa organizzazione  (BLEGER).
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 Bleger sottolinea la tendenza dell’organizzazione a prevalere sull’istituzione, processo che sfocia nel predominio della burocrazia.  Spesso il prevalere dell’organizzazione sulla istituzione prende la forma della rigidità, della impossibilità  a pensare il proprio ruolo in modo diverso, creativo, libero dalla fissità.Il potere della gerarchia prende il posto della centralità del compito ed il lavoro, il progetto invece che svilupparsi intorno alla persona umana, si sviluppa intorno alla necessità dell’organizzazione.
Per costituire una rete di servizi che sostenga la crescita e la differenziazione è necessario che questa modalità non sia la modalità prevalente.
La condizione primaria ci è parsa quella di rendere possibili , in alcuni momenti forme flessibili di lavoro, che coinvolgessero, a seconda del compito, diversi servizi o diverse istituzioni, trasversalmente .
Si tratta innanzi tutto  di  lasciar parlare la complessità ed il disagio da qualunque parte vengano : la condizione è di lasciare che avvenga la loro rappresentazione attraverso la parola  in modo da mettere in atto un dispositivo di lavoro che stabilisca o ristabilisca  un’area di significati  condivisi e che trasformi la esperienza di discontinuità in differenziazione.

Si tratta di organizzare uno spazio che  “tratti “ o “contenga” tutto ciò che non è stato possibile elaborare altrove, che tuttavia non è stato distrutto, ma che è stato espresso al punto da rendere possibile una successiva elaborazione. Questa localizzazione rende possibile il funzionamento delle relazioni e dell’istituzione curante verso la progressione ed il contenimento .
Ci è parso fondamentale rendere possibile l’operatività di gruppi nei momenti cruciali dell’esperienza di crescita, che funzionino come spazio di pensiero, come possibilità di ridistribuire il carico degli affetti, per poterlo riacquisire maggiormente elaborato, con senso nuovo, associato all’esperienza dentro il gruppo ed all’esperienza di un nuovo gruppo.Tale esperienza diventa protettiva  rispetto ai possibili traumi che i cambiamenti non elaborati producono.
Altra concezione  fondamentale  che ci è venuta in aiuto,è quella klieniano-bioniana della mente e la  descrizione dei modi di funzionamento della famiglia operata da Meltzer.

Meltzer descrive  8 modi di funzionamento della famiglia, alcuni dei quali costruiscono le condizioni per lo sviluppo delle persone, altri che distruggono queste stesse condizioni.   Vediamoli sinteticamente.

1) Generare amore. Modo di funzionamento che rinforza il senso di sicurezza, e che rende possibile la dipendenza. L’equilibrio all’interno è condizionato dalla possibilità di chi ama di lasciare un intervallo di spazio e di tempo prima di intervenire.Sono le famiglie che per amore non vogliano che l’interessato sappia della sua malattia per proteggerlo dal dolore, tagliandolo in questo modo fuori dalla possibilità di reagire.
2) Diffondere odio. Sono famiglie che funzionano come bande e dove la colpa per quello che non funziona viene scaricata addosso a qualcuno .”Se si fa quello che dico io non succederà mai niente di male a nessuno.” Dove quindi il benessere è sottomesso ad un gioco di potere interno.
3) Sostenere la speranza.  Corrisponde ad un equilibrio positivo tra tensioni costruttive e tensioni distruttive.Tale equilibrio viene turbato da eventi tragici, come può essere una malattia. La possibilità di ristabilire l’equilibrio sta nella capacità di conservare una visione realistica degli eventi.
4) Seminare la disperazione. E’ il caso delle famiglie pessimiste, dove tutto è inutile perché si è sfortunati e quindi poco si può fare.Questo attacca soprattutto i bisogni evolutivi dei membri del gruppo.
5) Contenere la sofferenza depressiva. Di solito questa funzione viene sostenuta dai genitori all’interno del nucleo. Anche se, molto spesso sono i figli a farsene carico.Se tale modalità è presente a livelli contenuti è una precondizione per la crescita dei membri dipendenti, ma se rappresenta l’unica possibilità si istaurano modelli adesivi che possono per esempio causare il passaggio del sintomo ad un altro membro quando il genitore guarisce. (quindi non caricare troppo i figli di compiti di cura quando vivono ancora in famiglia).
6) Emanare ansia persecutoria. Se un membro della famiglia vive in una condizione di terrore senza la possibilità di elaborazione, può generare ansie catastrofiche all’interno della famiglia che mina il ruolo protettivo delle figure parentali. Si evidenzia un profondo senso di impotenza che paralizza che porta a delegare completamente al tecnico le decisioni da prendere.
7) Pensare. E’ una funzione fondamentale della famiglia che può essere svolta  da qualunque membro, ma che si esaurisce se il bisogno è troppo complesso o quando la famiglia si trova isolata.P.e. famiglie di immigrati.
8) Produrre menzogne e confusione.L’organizzazione della famiglia è costantemente minacciata dal bugiardo che è al suo interno.La menzogna diffonde una incertezza tale al suo interno che tutta la tensione ad apprendere, quindi a cambiare, a svilupparsi, viene costantemente attaccata e distrutta.Cotituisce una tendenza psicopatica, asociale .

Per sostenere le potenzialità costruttive, riparative  del gruppo familiare, è necessario pensare e praticare  una modalità comunicativa che sia basata sul rispetto della verità, che tenga conto tuttavia della capacità elaborativa della persona e cioè che si articoli  in tempi e modi adeguati, affinché l’ansia, la persecuzione e la menzogna non compromettano  funzioni e compiti e quindi relazioni.
Questi obiettivi sono efficacemente raggiunti con il lavoro svolto dal gruppo operativo inteso come “ un insieme i persone riunite da costanti di spazio e di tempo, che si articola per mutua rappresentazione interna e che si propone implicitamente o esplicitamente un compito che costituisce il suo scopo” .Pichon Riviere


LE ATTIVITA’

Progetto “La relazione che sviluppa” Sostegno alla funzione genitoriale ed educativa”
 Il Progetto vede la partecipazione di un gruppo di operatori di Servizi provenienti da diverse Istituzioni, in fase di Progettazione.
In Particolare viene costituito l’Osservatorio Permanente Infanzia e Adolescenza che è costituito da professionisti del  Consultorio Familiare, della Neuropsichiatria Infantile, del SERT, del Centro territoriale educazione permanente e del distretto didattico.Dalla lettura dei dati caratterizzanti la richiesta manifesta e latente evidenziata in un  periodo di tempo stabilito per quanto riguarda  l’infanzia e l’adolescenza, si evidenzia la profonda crisi della funzione genitoriale collegata a tali situazioni. Il Gruppo di operatori coordinato rispetto al compito di elaborare un progetto individua come priorità il lavoro con i genitori.
Viene individuato quale strumento di lavoro il gruppo operativo.
Tale scelta parte anche dalla particolarità della crisi della funzione, dove l’isolamento e la difficoltà ad identificarsi in modelli comuni e consolidati di riferimento, fanno sentire i genitori soli, deboli ed inadeguati.Ma è molto importante la possibilità di sentirsi insieme nel compito educativo: la condivisione, il confronto la partecipazione supportano la funzione.Spesso la crisi della funzione si traduce in sfiducia   ed in disperazione rispetto alla possibilità di relazione e di crescita.Spesso  il compito educativo diventa un compito normativo, il progetto di autonomia  diventa un progetto di omologazione e la possibilità di relazione diventa paura della relazione.
L’esperienza del gruppo ci è sembrata fondamentale perché è fondamentale esprimere,ascoltare, mettere insieme il detto e l’affetto, contenere e comprendere le emozioni  per accompagnare una persona nel proprio percorso di crescita.

I GRUPPI

Sono stati costituiti alcuni gruppi di genitori a partire dall’età dei propri figli.

GENITORI DI UN FIGLIO NATO DA POCO OVVERO L’IMPORTANZA DELL’INIZIO

Informazioni su :
 1)“L’evoluzione della relazione con il bambino nei primi anni di vita”

2)“La comunicazione con il bambino a partire dal contatto fisico”

3)“Alimentazione e ritmo sonno-veglia.L’evoluzione dalla nascita alla scuola materna”
4)“Il gioco e i racconti.La mente del bambino e la fantasia”

Seguiva gruppo coordinato

Emergenti:
1) Non esiste un modello unico di accudimento;il bambino non è completamente    plasmabile, ma ha anche sue  caratteristiche;non sempre è positivo essere mamme molto attive con i bambini;qualche volta la propria funzione genitoriale è disturbata dal proprio essere figli.
2) Partorire naturalmente ed allattare al seno non è la stessa cosa che partorire con cesareo ed allattare artificialmente;non è possibile mantenere tanto a lungo un contatto fisico e psichico continuo con il bambino;necessario trovare un equilibrio tra adesività e distanza.
3) Il cibo è vissuto come fonte di comunicazione tra mamma e bambino;la mamma potrebbe reagire in modo da ostacolare i primi segnali di autonomia.
4) Il gioco, i racconti e le fantasie sono possibilità importanti per la crescita; la televisione  può essere utilizzata positivamente quando propone programmi adatti all’età; i genitori sono disabitati a giocare, a raccontare ed inventare storie.

 

TEMPO RITMO E SPAZIO NELLA COMUNICAZIONE E NELLE RELAZIONI FAMILIARI

Informazioni su:

1) “La famiglia come gruppo”
2) “I cicli vitali della famiglia”
3) “Il mondo suggestivo della televisione”
4) “La dimensione psicologica della TV”

Seguiva gruppo coordinato

Emergenti:
-è importante poter discutere anche in relazione a situazioni non patologiche;
-c’è un bisogno di condividere alcuni aspetti della vita familiare essendo la famiglia percepita come gruppo chiuso;
-è particolarmente difficile comunicare sullo sviluppo e sulla crescita sessuale dei figli;
-per sviluppare la funzione genitoriale occorre un tempo e uno spazio;
-le madri hanno riconosciuto anche aspetti negativi (stanchezza, claustrofobia, rabbia) rompendo l’immagine del genitore perfetto;
-lo sviluppo di una maggiore autonomia personale e di pensiero ha favorito una maggior discriminazione nei legami familiari, riducendo il sentimento di onnipotenza.

LO SVILUPPO CHE METTE IMBARAZZO: LA PUBERTA’ DEI FIGLI
Informazioni su:
1) “La pubertà ovvero l’inizio del cambiamento:modificazioni nelle relazioni e nelle comunicazioni”
2) “I cambiamenti psicofisici che caratterizzano la pubertà:differenziazione di genere” I parte
3) “Bambino mio…Bambina mia: la trasmissione di significati dall’infanzia all’adolescenza”
4) “I cambiamenti psicofisici che caratterizzano la pubertà:differenziazione di genere” II parte

Seguiva gruppo coordinato

Emergenti

-in pubertà il cambiamento è sia fisico che relazionale
-il conflitto rappresenta il valore di questo cambiamento
-i genitori dovrebbero ricordare quanto sia complicato raggiungere la propria identità ed autonomia
-cambiano i comportamenti,aumenta il senso del pudore, il corpo non è più il corpo infantile di cui si prendeva cura la mamma
-è importante prendere contatto con il proprio vissuto per poter ascoltare i figli
-la narrazione di sé al bambino costituisce un valido aiuto sia per comprendere che per trasmettere.


LE TURBOLENZE DELL’ADOLESCENZA


Informazioni su:
1)”Introduzione all’adolescenza”
2)”Genitori e adolescenti”
3)”Condotte a rischio nell’adolescenza”
4)”Problemi e adolescenza”

Seguiva gruppo coordinato


Emergenti
-ansie e preoccupazioni  rispetto all’accettazione delle trasformazioni  adolescenziali
-preoccupazioni per il futuro dei figli in particolare per i comportamenti a rischio
-difficoltà a dire di no e di sostenere il conflitto
-le maggiori ansie sono collegate con la sessualità e l’aggressività


Un ulteriore progetto sviluppato in ambito preventivo ha riguardato gli insegnanti e gli allievi di alcune prime classi di scuola superiore 14-15 anni e di terza media inferiore 13-14 anni.
La spinta a lavorare in quest’ambito  era collegata alla alta percentuale di insuccessi scolastici e di abbandoni nel territorio di Chioggia rispetto al resto della provincia e l’incidenza significativa degli insuccessi scolastici fra i ragazzi che poi afferivano al SERT o che venivano segnalati dall’Autorità Giudiziaria
Il Progetto “Contrasto alla dispersione scolastica manifesta e latente” ha avuto durata biennale; i suoi obiettivi erano
-favorire un miglior inserimento nella realtà scolastica e sociale dei ragazzi al fine di agevolare il successo formativo
-sostenere il ragazzo nell’acquisizione progressiva dell’identità e dell’autonomia personale, facilitando la partecipazione attiva, lo sviluppo del senso critico
-valorizzare le risorse presenti nel territorio creando sinergie
-costruire uno schema di riferimento comune tra competenze e professionalità in grado di leggere il disagio legato al contesto.


Il lavoro ha interessato gruppi di studenti che hanno lavorato sulla problematicità dell’inserimento scolastico, sulle attese e sulle motivazioni;
il lavoro con i gruppi di insegnanti era mirato a   tener viva l’attenzione del gruppo insegnanti-sul gruppo classe, per pensare al proprio ruolo di insegnante, riconoscendo come fondamentale nell’apprendimento, la capacità relazionale tra docente e allievo.

Sono emerse forti criticità nella relazione insegnante-gruppo classe, e tra  i ragazzi; in particolare sono presenti in ogni classe ragazzi che non riescono ad integrarsi, che vivono con passività la vita a scuola, che non la frequentano regolarmente e per i quali la complessità della situazione personale allontana anche da l’opportunità che riveste il rapporto con i coetanei;spesso la scelta della scuola da frequentare non è autonoma, spesso la causa  della difficoltà a partecipare è la paura di sbagliare; la spinta a cambiare e la paura di farlo sono i due poli della vicenda adolescenziale che interessano anche la scuola.
Quando gli insegnanti non riescono a raccogliere la sfida ed a contenere la passione per quello che viene appreso convogliando le dinamiche della classe, i più fragili si allontanano.
Lavorare con il gruppo docenti e con il gruppo classe permette di abbassare le ansietà collegate al cambiamento e di migliorare la qualità delle relazioni, operando una azione di prevenzione del disagio collegato all’emarginazione, all’espulsione, al fallimento ed anche all’indifferenza.

All’interno del Percorso Nascita  che coinvolge prevalentemente mamme alla stessa epoca di gravidanza,  è individuato un ciclo di quattro incontri di gruppo teso a fornire un contenitore gruppale all’elaborazione dell’informazione per favorire l’elaborazione del cambiamento e della necessaria differenziazione madre-bambino oltre che alla interiorizzazione di in efficace modello di contenimento delle ansie collegate alla separazione.
Questa operatività all’interno del percorso nascita va avanti nel territorio, da oltre venti anni, con costante richiesta spontanea, sia nei periodi in cui il servizio è stato completamente gratuito, sia quando è stato richiesta una partecipazione economica. Non sono però scomparse le contraddizioni tra modelli di riferimento diversi. Anche in questa area si fa pesante il fantasma della medicina legale ed allora tutto deve essere controllato. Le modalità di assistenza alla gravidanza ed al parto sono cambiate, i parti cesarei sono in aumento, le tecniche di parto in analgesia vengono proposte a tutte le donne, quasi a stendere un velo sulla complessità del processo di separazione ed a rendere in questo modo patologica la gravidanza o meglio la fase di soglia che il parto-nascita rappresenta.  Ancora una volta differenziarsi, crescere, cambiare diventa complesso ed il problema viene spostato in avanti , al momento in cui inizia lo svezzamento o la deambulazione o quando il linguaggio ritarda ad esplicarsi, fasi in cui sempre più spesso le neomamme si rivolgono al Consultorio per un aiuto ad affrontare le loro depressioni, o alla NPI per i trattamenti riabilitativi sul bambino.
Per questa dinamica sono in preparazione gruppi di genitori che lavorino sugli snodi evolutivi della relazione.


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Prevenzione-LCiampalini

 

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